Tanto Monta – La recensione di Nando Ferrari

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ANTO MONTA: si comincia!
La serata di dimostrazione del gioco della settimana scorsa è stata talmente entusiasmante che ci siamo ritrovati ad avere… 5 giocatori (il gioco è giocabile SOLO in 4)! Considerando che il nostro Andrea, nel recente ruolo di papy, è da tempo una sorta di part-time player, l’astutissimo Livio ha pensato bene di giocare in coppia con lui, per reconditi motivi (Andrea, oltre ad essere un temibilissimo giocatore è famigerato per il suo culo leggendario ai dadi, mentre Livio è celeberrimo per la sua sfiga permanente!). Gli altri partecipanti sono Luciano, mio avversario settimanale da oltre 40 anni (abbiamo giocato veramente di tutto!) e il più giovine Lapo, che partendo dai boardgames è approdato ai giochi più impegnativi senza alcun problema.
Si assegnano le nazioni a caso. Mi tocca il Portogallo, che era la mia scelta preferita (amo esplorare e scoprire nuove terre!). Luciano, a cui toccherebbe la Spagna, mi chiede però di scambiare i ruoli, vista la mia maggiore preparazione nelle regole, che a questo punto ho letto ben 3 volte. Capisco ed accetto, pur sapendo quel che mi tocca. Con la scusa che la Spagna è la più forte militarmente, che io sono il vecchio grognard, che sono il secchione che conosce meglio il regolamento… avrò tutti contro, anche le Samoa Occidentali! Livio e Andrea controlleranno la fazione Francia/Catalogna, mentre a Lapo toccano le fazioni “infedeli”: sultanati nord africani e regno Nasrid (in sostanza, il Mussulmano).
Si comincia la pugna. Si pescano le carte e qui lo spagnolo è ovviamente avvantaggiato, perché in genere ne pesca di più. D’altra parte è in guerra contro… chiunque: all’inizio contro Francia, Catalogna, Portogallo, Beltranejos (fazione di ribelli castigliani controllata dal portoghese), ma dal secondo turno anche contro il regno Nasrid (i mori che occupano ancora il sud della Spagna). Nella fase headline ognuno deve utilizzare 2 carte: una per fare avvenire un evento iniziale e la seconda per “sponsorizzare”, con il suo valore, l’effettivo gioco della carta-evento. Si fa una classifica delle carte sponsor giocate. Il primo gioca l’evento che aveva sponsorizzato e guadagna un VP (Punto Vittoria), il secondo gioca l’evento e vince un VP se tira 5 o più con un dado (ma può spendere 1 o 2 punti della capacità amministrativa del suo governante per modificare il risultato), il terzo gioca l’evento e basta, il quarto non gioca l’evento, ma come “contentino” può spostare di una casella un segnalino d’influenza diplomatica sui paesi minori (Venezia, Papato, Firenze, Genova, Napoli e Navarra). In caso di parità della carta sponsor vince chi è ultimo come punti vittoria e in caso di ulteriore parità chi è primo in ordine di gioco nella sequenza del turno (Mussulmano, Portoghese, Spagnolo, Francese). Vinco con una carta sponsor da 4, grazie al fatto che la Spagna parte ultima come VP (13, contro i 15 di Mussulmano e Portoghese e i 17 del Francese). Scelgo di usare l’evento di una mia carta nazionale, che mi consente di piazzare forze aggiuntive a Gibilterra, in vista del prevedibile attacco dei Nasrid (che anche se non sono in guerra con la Spagna nel primo turno possono però attaccare Gibilterra). Gli altri scelgono altri eventi, che non mi dilungo a descrivere (questo è un resoconto dal punto di vista ispanico…). Dopo la consueta fase di schieramento di primavera (tipica di Here I Stand, Virgin Queen e Napoleonic Wars) iniziano gli impulsi. Lapo mi attacca Gibilterra, con forze leggermente superiori. Ha una sfiga insolita (di solito ha abbastanza culetto) e prende una batosta micidiale, al punto che Gibilterra resisterà fino alla fine del turno! Io ho due scelte, impegnarmi contro i portoghesi/beltranajos, oppure puntare su Barcellona. Credo la seconda strada sia quella più consigliabile ed urgente. In genere è molto probabile che Barcellona cada al primo turno e che ci si tolga dai piedi quei fastidiosi catalani, che non vogliono saperne di una Spagna unificata. Sapevo dei rischi micidiali che correvo: attaccare il duo diabolico, con Andrea addetto, puta caso, al lancio dei dadi. Infatti… Primo attacco: tiro 18 dadi contro 12 e perdo. Secondo attacco: tiro 19 dadi contro 13 e perdo. Tento un terzo attacco, se mi va bene faccio ritirare i catalani, pongo l’assedio e con l’ultima carta che ho in mano, la preziosissima Treachery, la caduta di Barcellona sarebbe quasi scontata. Tiro 14 dadi contro 13, ma Andrea è devastante e perdo per la terza volta! Nel frattempo il portoghese-Luciano, che ha tentato esplorazioni con i suoi navigatori nell’Oceano Indiano (nei primi 2 turni solo lui può farlo) e che ha fallito in modo clamoroso TUTTI i tiri di dado sulla tabella Terra Incognita, decide di passare a cose più terrestri e senza problemi mi conquista una chiave castigliana. Decido di non giocare la carta Treachery per i suo CP (Command Points) e preferisco tenerla per il secondo turno. Barcellona ha retto, maledetti catalani!
Si passa alla fase di headline del secondo turno, dopo la fase diplomatica (nella quale Francia e Portogallo hanno rinnovato il loro idillio e sono rimasti alleati). La sfiga colpisce ancora. Il Mussulmano gioca un evento senza nemmeno avere la speranza di giocarlo, sponsorizzandolo con una miserabile carta da 3. Invece riesce ad arrivare terzo e l’evento si verifica. Gli consente di pescare una carta a caso allo spagnolo. A parte le 3 carte nazionali (che non possono essere sottratte) ne ho in mano altre 6. Lapo ritrova il suo culetto abituale e cosa mi pesca? La carta Treachery, ovviamente (per altro l’unica carta da 5 che avevo in mano tra quelle 6!). Nonostante questo riparto all’attacco di Barcellona e questa volta, finalmente, dopo una battaglia sanguinosissima (9 perdite catalane, 7 aragonesi) la città, nel successivo impulso di assedio, viene conquistata. Per impedire alle flotte francesi/papali di controllare il mare ho costruito altri due squadroni navali, portando la mia flotta a 5 (tiro 11 dadi in caso di battaglia, 10 per le navi e uno per il leader navale). Ah, notare che alla fine del primo turno è cambiato il papa, per cui si è dovuto fare un controllo per vedere con chi si alleava il papato (che inizia la partita alleato col francese). Nonostante il +3 del mussulmano ed il +2 del portoghese, il solito Andrea non ha avuto problemi nel reiterare l’alleanza col nuovo papa!
Abbiamo interrotto la prima serata quando mancano 1-2 carte da giocare a ciascun giocatore per finire il secondo turno. La guerra coi catalani mi ha dissanguato, facendomi perdere una valangata di truppe. Ora dovrò affrontare gli altri avversari (portoghesi e Nasrid, che entrano in guerra automaticamente alla fine di questo turno), ma dovrò anche occuparmi di conquistare le Canarie (dove non è ancora volata una mosca), di cominciare le prime esplorazioni (che dal turno 3 sono alla portata di tutti e non più del solo portoghese), di arrangiare i matrimoni dei 5 figli di Ferdinando ed Isabella (le doti costano, quanta grana ci vuole per ‘sti figli!), di spingere sulla diplomazia, ecc. Sarà dura!
NOTA FINALE: il gioco non è semplice, non tanto per i meccanismi, quanto per la quantità incredibile di regole e dettagli. Ma è davvero formidabile nelle sue dinamiche ed offre una quantità di divertimento davvero esplosiva. Capisco chi ne è intimorito, ma vi assicuro che, se fate lo sforzo di studiarlo bene, rimarrete soddisfatti. Qui non ci sono i “turni morti”, che a volte caratterizzano certe fazioni in Here I Stand (soprattutto Inghilterra e Papato). Qui avete fin troppo da fare! Se lo provate, però, non lamentatevi, poi, per l’eccessiva quantità di dettagli. Sarebbe come salire su una Lamborghini e lamentarsi perché… va troppo veloce! (Giocatore avvisato…)
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