#ilgiannizzeronero Ringrazio veramente tanto tutti coloro che sono hanno commentato con cognizione di causa il mio post precedente riguardo la dichiarazione di guerra pacifica ( per utilizzare le parole di Giuseppe Bianchi) e rispondo sperando di soddisfare alcune perplessità sorte e apparenti contraddizioni. Non c’é contraddizione nel momento in cui proponiamo di provare mini Wargame, di giocare le serie di Borg o similari e quando evidenziamo le peculiarità del nostro hobby in quanto ci rendiamo conto che non é possibile avere una base di giocatori partendo da Wargame di livello 7 su 10 e piú. La divulgazione deve essere graduale e basta osservare cosa facciamo a Modena con il BG storico, area che Casus Belli ha fatto nascere proprio per fare capire: il Wargame é per tutti. Esiste però il rovescio della medaglia. Inclusivitá e accoglienza non devono significare appiattimento e annacquamento dell’hobby. Visto che avete parlato di Undaunted e Quartermaster General che sono titoli di successo…ma per chi? Per coloro che desiderano un gioco da tavolo in cui la simulazione passa lí per caso. Li giochiamo? Si certo come mi piace trascorrere una serata a Risiko oppure Root ( beh…devo esserci costretto ). Ma molti di noi desiderano qualche cosa in più, non un gioco da tavolo con le immagini del sergente York, bensì qualche cosa di più strutturato, che ci offra almeno l’illusione della simulazione di quel dato evento storico. Ma dico sempre dipende dalle aspettative e un giocatore può giocare per tutta la vita Commands and Colors e sará sempre ben accetto. Il sondaggio sulle meccaniche preferite, pur generico, ha ricordato quanto ancora l’hex & counter sia al primo posto con tutte le sue peculiarità ( vedi tabelle di combattimento, del terreno, dadi, regole particolari per meglio rappresentare certi eventi). Quindi? Tutti a bordo, ma si pretende rispetto e riconoscimento del Wargame con la lettera maiuscola. E ricordarsi che 46 anni fa ( ne ho 59) se volevi studiare e giocare un Wargame come ASL, come Drive on Stalingrado o le serie di Essig e Berg, non avevi bisogno di passare per giochini camuffati da Wargame. Volere é potere. Manca il desiderio di approfondire e leggere, di sforzarsi e potrebbe diventare deleterio alla lunga. Ma facciamo buon viso a cattiva sorte e vediamo come sia possibile fare fronte a una superficialitá crescente che impedisce di leggere più di qualche paginetta. Impegno, costanza e studio sono necessari. Attenzione non ne faccio un discorso elitario: seguite le vostre passioni, ma non confondiamo. E il discorso “superficialitá” si connette direttamente al male di questo scorcio di millennio: la proliferazione degli influencer e dei designer.
Parliamo in chiave negativa dell’influencer di turno quando ci propone un Wargame al giorno ( e quando li giochi?) oppure del designer che non ha mai provato Wargame “storici” che servono a comprendere fino in fondo le caratteristiche che ci contraddistinguono. La “spettacolarizzazione” e i social hanno cambiato la percezione del nostro hobby e anche noi abbiamo dovuto adeguarci: vedi l’amico che mi ha spinto a creare video o quando avviai il podcast. E ribadisco che ho peccato anche io, seguendo troppi Wargame e rendendomi conto a un certo punto: cosí non può andare, stai diventando approssimativo e non va bene per un hobby che richiede esperienza di gioco. Da qui la conversione a U, parliamo di vero Wargame e quando é stato veramente giocato in più sessioni. Ho fatto un esempio diretto con certe trasmissioni, bravissimi conduttori, tanto di cappello, ma francamente dopo aver ascoltato analisi o prime impressioni di un Wargame conosciuto mi son detto: accidenti quante cose inesatte, ma te ne accorgi perché conosci il Wargame. Un segno? Si. Belle trasmissioni, ma dietro il vestito nulla. E questo va ad aggravare la situazione. Kickstarter da leggenda, che fanno del prossimo Wargame il sistema di gioco definitivo, oppure recensioni preproduzione che cantano le lodi del nuovo profeta del Wargame. Ho detto che malgrado l’aumento della produzione, il nostro hobby si basa ancora su quei 50 titoli, numero che incrementiamo di poche unità ogni tanto. Discorso finale va a serie ben fatte e riuscite quali Coin e Levy & Campaign, sistemi di gioco a forte caratterizzazione storica, ma allo stesso tempo freddi e per niente simulativi se rapportati alle unità in gioco che sono fortemente astratte. Grandi sistemi? Si, ma non ci rappresentano, anche se mi piace giocarci. Ibridi che probabilmente renderanno il numero di giocatori più elevato, ma poco rappresentativi della “tradizione” che va salvaguardata. Abbiamo i nostri Shakespeare, Aristotele, Dante o Platone. Sono queste colonne che ci danno un’identità. Da qui la dichiarazione di guerra a certe tendenze, ma in realtà come al solito il benvenuto va a tutti coloro che arrivano in questo gruppo e avró e avremo sempre una parola gentile e di accoglienza verso qualsiasi modello di gioco. Il prossimo podcast verterá sull’argomento: non siamo tutti Wargamer!!!!